Si è svolta a Luglio scorso la ventisettesima edizione di Altaroma. Nata nel 1988 con l’obiettivo principale di promuovere l’Haute Couture Italiana, la manifestazione capitolina svolge anche una costante ricerca di talenti emergenti.
Si identifica, inoltre, come una importante vetrina internazionale per laboratori, atelier e progetti di street art. La mission fondamentale resta comunque quella di preservare la tradizione sartoriale italiana, supportando e alimentando il distinto valore del Made in Italy.
Il Palazzo delle Esposizioni è stato il nuovo quartier generale che ha ospitato la quasi totalità delle sfilate e non solo, trasformandosi di fatto, per quattro giorni, in una casa, museo, officina e laboratorio della moda. Anche la struttura del programma ha presentato una novità. Tre le sezioni configurate: Fashion Hub, Atelier e In Town. Altaroma Fashion Hub è stata la passerella per progetti di scouting e promozione di giovani talenti.
In Altaroma Atelier hanno sfilato e presentato le proprie creazioni le maison di couture che hanno già partecipato alle passate edizioni. In Town ha raccolto le diverse iniziative e attività connesse alla moda. Di sicuro rilievo l’appuntamento “Who Is On Next?” il progetto di scouting ideato e realizzato da Altaroma in collaborazione con Vogue Italia per la ricerca e la promozione di giovani creativi del panorama nazionale ed internazionale giunto alla sua undicesima edizione.
Undici anche i finalisti suddivisi in due categorie merceologiche: Ready – to – Wear: Blazé il brand di Corrada Rodriguez D’Acri, Delfina Pinardi, e Sole Torlonia, Giuseppe Di Morabito, L72 Lee Wood, Luca Sciascia, Miaoran di Miao Ran, per gli accessori: Alexander White, Avanblanc di Francesca Calistri, Bams Moda di Ginevra Vitale, Andrea Giordano Orsini e Manuel Romano, Catherine de’ Medici 1533 di Francesca Pisano, Giannico di Nicolò Beretta, Lolita Lorenzo di Carol Oyekunle.
I vincitori sono stati, per la categoria accessori, due: Shoewear Nicolò Beretta per Giannico “per l’esuberanza e il senso del colore, sempre con un tocco di ironia”.
Per le borse, vince Lolita Lorenzo di Carol Oyekunle, “che interpreta l’heritage Africano attraverso l’utilizzo di tessuti tradizionali in chiave contemporanea”. Per l’abbigliamento vince il premio Lee Wood per L72 “per la maturità con cui ha presentato la collezione, la reinterpretazione della iconica silhouette anni ’50 in chiave moderna e sportiva”. Per la categoria Uomo il vincitore è stato Vittorio Branchizio. Una menzione speciale è andata a Miao Ran. Branchizio ha presentato una collezione dall’immagine internazionale, che ha messo in luce la sua profonda ricerca e la sperimentazione frutto del background di esperienze professionali. Mentre l’attenta ricerca su materiali e forme è valsa la menzione a Miao Ran. La sezione Atelier, quella più attesa, è di fatto la protagonista della manifestazione. Su Ferrone, Balestra e Grande il nostro focus. L’attrice Rocio Muñoz Morales è stata la musa della sfilata di Sandro Ferrone. Una collezione dominata dai seventies ed ispirata al mondo degli Hippy. Nelle linee, nei tagli e nei colori si ritrovano le atmosfere di un decennio ‘magico’. Il grigio ha caratterizzato la collezione di Renato Balestra. Dal pallido perla, all’argento brillante, al platino, fino all’ematite. Un leit motiv come filo conduttore di una sfilata preziosa e sontuosa che ha voluto così enfatizzare il concetto di vera Alta Moda.
Una Alta Moda, quella dello stilista romano, fatta di glamour e ricerca di dettagli che sottolineano il lusso e la tradizione sartoriale. Elementi che si fondano con la praticità e le esigenze della vita “toute la journée”. I tessuti giocano un ruolo fondamentale, combinando un mix tra i morbidissimi rasi e quelli di manifattura più sostenuta. Prevale un tono su tono che origina un effetto di lucido ed opaco, mentre per la sera ad impreziosire le proposte risalta un ritrovato ricamo a “spina di pesce”. L’ispirazione madre che rompe la severità del grigio e dell’argento arriva dalle vetrate dell’art nouveau. Modelli multicolore, abbinati al nero, si inseriscono così a contrasto. Il color platino caratterizza gli abiti da sposa che diventano “leggerissimi”, anche supportati da un effetto “liquido” che scivola nei mille rivoli di tulle, dove si raccolgono leggeri ricami madreperla che delineano una silhouette evanescente e romantica. La collezione haute couture di Anton Giulio Grande si è ispirata alle dame e alle centaure. Lo stilista sceglie per la sua sfilata la Galleria d’Arte Benucci, scrigno di grandi artisti del passato e del presente. Tra sculture di De Chirico e le tele del Tiepolo, in contrapposizione alla contemporaneità di Giacomo Balla, Piero Manzoni e Luca Pignatelli, la moda si scompone e ricompone. Le modelle trasformate in raffinati mimi, attraverso i loro abiti “rianimano” atmosfere, sensazioni ed emozioni di un tempo. Si assiste a piccole pièce tra letti a baldacchino, velluti opulenti e sete d’epoca.
Come in una originalissima macchina del tempo la provocazione della moda e le creazioni di acconciature e trucchi da set cinematografico evocano quel bisbigliare dei salotti e la sontuosità di banchetti vissuta solo nell’immaginario collettivo. Il risultato delle creazioni, in termini tangibili, non è scindibile dai ricordi artigianali della Calabria, terra d’origine di Anton Giulio Grande. Lo stilista, che ancora tesse a telaio e ricama a mano, ha realizzato abiti di pizzo che giocano su tagli e trasparenze che svelano il corpo esaltandone la carnalità. Su queste basi sovrappone e frappone piume di struzzo come anche la mantella color ambra e le piccole giacche. Bustier steccati stile 700 valorizzano fianchi e decolleté, mentre il velluto tessuto a telaio rivisita forme e disegni rinascimentali, impreziosendoli con piume di gallo cedrone a guarnizione dell’orlo e della gorgiera. Le sofisticate code a pavone di taffetà plissettato sono costruite da tante rouches sovrapposte. Le schiene e le gambe si coprono e scoprono in un ondeggiare incessante di frange e cristalli. Lo stilista con questa collezione rafforza e consolida la sua visione della moda tra frammenti di arte e cultura, tra quella genialità e sregolatezza che ne sono da sempre la sua linfa vitale. Tre artisti dell’Alta Moda italiana che hanno presentano per l’inverno 2015/2016 tendenze dissimili, legate però da un comune denominatore: una donna forte, coraggiosa, decisa. AltaRoma si conferma viva e vegeta, e si è chiusa con una standing ovation che ha sancito una caparbia rinascita.