di Davide Spalla – Photo: Fabio Izzo/Fabrique Milano
SULLA STESSA LUNGHEZZA DI PENSIERO PERFINO UNA LEGGENDA DEL ROCKMONDIALE, COME SLASH CELEBRA COSÌ ILMISTERIOSO POTERE DELLE DONNE “STILL SHE NEVER SEEMS TO ANSWER ANYMORE SHE CAN DO NO WRONG” (TRATTO DA “LOST INSIDE THE GIRLS” FEAT MYLES KENNEDY AND THE CONSPIRATORS).
Più di 3000 hanno deciso di festeggiare l’8 marzo al FABBRIQUE DI MILANO per vedere SLASH in compagnia del frontman Myles Kennedy and the Conspirators. Il fervore per il ROCK targato “anni d’oro” è palpabile. Tra il pubblico trepidante, ci sono tutti: teenager, mamme e papà, Old Rockers, nostal- gici e curiosi.
L’apertura dei BISHOP GUNN, smentice categoricamente la presunta morte del Southern Rock, mostrando una sezione ritmica con parecchia “schiena” che ben si sposa con l’indole blues del frontman TRAVIS MACCREADY, capace di passare da una timbrica alla skynerd per poi assumere sembianze più soul nella hit (shine), quasi ricordando Lionel Ritchie.
Scaldati i motori, il FABBRIQUE esplode letteralmente ad ogni movimento sul palco, mentre i tecnici audio e del suono assieme allo staff si assicurano che l’ingresso in scena degli headliner segua perfettamente le indicazioni della band.
Come da copione, l’ingresso in scena del Guitar Gero è seguito da un boato assordante e subito myles intona il pezzo di apertura: “THE CALL OF THE WILD.” il concerto prosegue senza soluzione di continuita’ grazie alla possente locomotiva (basso batteria) formata dal duo BRENT FLITZ (EX ALICE COOPER) e TODD KERNS, vera sorpresa della band, dimostrando il suo talento con un sound IRON MAIDEN LIKE ed una voce che ricorda lontanamente PAUL STANLEY.
Da brividi WE’RE ALL GONNA DIE in cui si impossessa del palco cantando a fianco a SLASH. Una raffica senza esclusione di colpi ed un gran finale in cui mind your manners e driving rain, posterizzano letteralmente la platea ricordando gli Aerosmith di “get a grip”. Solamente una la cover dei Gun’s presente in scaletta (NIGHTRAIN) in cui Myles riesce egregiamente a personalizzare il “Cult” scacciando i demoni dei classici paragoni con l’originale. La ballad “BY THE SWORD”, decisamente più per le corde di MYLES incornicia un FABBRIQUE costellato di accendini.
Quanto a SLASH, che dire? è davvero lui oppure un ologramma? Il tempo non ha scalfito minimamente la sua performance, sia in termini tecnici, sia a livello di emozione trasmessa, il “VIBE” percepito è travolgente come uno tzunami silenzioso, grande quanto l’umilta’ che contraddistingue un vero mito, capace di far risaltare ogni membro di questa band senza spegnere la sua aura inestinguibile.
Apprezzabile inoltre la scelta voluta di Myles, completamente differente rispetto ad Axel, la cui vocalità riporta in auge tessiture AOR ma con sfumature più GRUNGE. Il risultato è inconfutabile, caro slash, il rock non è morto finché esisteranno locali come il FABBRIQUE.