a cura di Giulia DEAMINA
LA PRATICA DEL TRAINING AUTOGENO: GLI ESERCIZI DELLA CALMA, DELLA PESANTEZZA, DEL CALORE
UNA DISCIPLINA POCO CONOSCIUTA MA MOLTO EFFICACE. È LA SOFROLOGIA, CHE CONSENTE DI RAGGIUNGERE UN BENESSERE PSICOFISICO ATTRAVERSO LA PRATICA REGOLARE.
È una disciplina poco conosciuta, creata nell’arco di 30 anni dal medico psichiatra Alfonso Caycedo (per questo la denominazione completa è “sofro- logia caycediana”). Il termine Sofrologia deriva
da tre parole greche: Sos (armonia), Fren (mente, coscienza), Logos (discorso). L’obiettivo principale della sofrologia caycediana è di aiutare gli individui a vivere meglio, con entusiasmo, serenità e ottimi- smo, raggiungendo una piena armonia tra mente e corpo.La sofrologia raggruppa tecniche di rilassa- mento che derivano più meno esplicitamente dal
training autogeno e dall’ipnosi.
SOFROLOGIA E CONSAPEVOLEZZA
La disciplina messa a punto dal dottor Caycedo è formata da 12 gradi di Rilassamento dinamico e
da molte “tecniche froniche specifiche”, ciascuna diretta a risolvere situazioni specifiche (il termine “fronico” significa “ancorato alla corporalità”). Pra- ticando regolarmente i 12 gradi del Rilassamento dinamico si diventa consapevoli di se stessi al 100%
1. del proprio corpo – iniziando a volergli bene e ad ascoltarlo;
2. della propria mente – imparando ad osser- vare i propri pensieri senza esserne vittima;
3. delle proprie emozioni in generale – non si è più travolti dalla rabbia, paure, sconforto e tristezza;
4. del proprio valore;
5. dei principi che si vogliono condividere con gli altri.
Per la sofrologia l’essere umano possiede una digni- tà innata, in quanto è una “persona” unica. La sua forza risiede nella possibilità di riuscire a mante- nere una profonda armonia interiore davanti alle difficoltà, guardando la realtà con lucidità, trovando le soluzioni migliori, accettando le situazioni che non si possono cambiare, anzi cogliendone il lato positivo. Non sempre, infatti, si riesce a farlo: l’atti- tudine ad essere sereni, e magari felici, è una consa- pevolezza da acquisire.
VALORIZZA IL POTENZIALE POSITIVO
La pratica della sofrologia insegna ad apprezzare anche il passato, senza però che possa condizionare il presente o il futuro. Si percepisce che la nostra dignità si trova nell’essere, e non nell’avere o nel fare. Ciò passa attraverso la capacità di sviluppare
il potenziale positivo, ascoltando la propria voce interiore, valorizzando e sviluppando il più possibi- le intuizione, creatività, resilienza, audacia, coraggio. Con le tecniche sofrologiche l’individuo comincia a “vedere” e “sentire” se stessa, scopre chi è davvero e la propria grandezza di essere umano.La sofrologia serve praticamente a tutti. Può servire per prepa- rarsi ad un intervento chirurgico, recuperare dopo un’operazione, cambiare vita dopo aver avuto un infarto, prepararsi al momento del parto. È un sup- porto importante anche nelle cure per i disturbi del comportamento alimentare, come bulimia o ano- ressia.Chiunque può avvicinarsi a questa disciplina: bambini, giovani, adulti e anziani. Non occorrono condizioni fisiche particolari. Per la pratica basta ritagliarsi un momento tutto per sé in una stanza tranquilla, indossare abiti comodi, procurarsi una luce non troppo forte che si irradia nella stanza, ed una sedia.
COME SI SVOLGE UN INCONTRO
In sofrologia gli incontri-sessioni avvengono ogni settimana. La prima volta funziona così: nella prima ora e mezza avviene il colloquio conoscitivo, ovvero la persona si racconta. Il sofrologo ascolta e interviene per capire come accompagnarla nel cam- mino verso il raggiungimento del benessere. L’ultima mezz’ora è dedicata alla pratica della tecnica della settimana. Il giorno stesso viene inviato il file audio in modo da poter praticare a casa la tecnica per tutta la settimana.Occorre allenarsi ogni giorno, per 15-20 minuti. E ogni giorno l’assistito invia al sofrologo una breve e-mail o un messaggio vocale, per ricevere un aiuto costante. Nelle settimane successive alla prima, durante l’incontro si cambia la tecnica, fino a raggiungere l’obiettivo finale. Le tecniche sofrologiche si possono applicare con suc- cesso in ambito sportivo, aziendale ed educativo.
OGGI PARLIAMO DEL TRAINING AUTOGENO, CHE COS’E E COME FUNZIONA
Il training autogeno è un metodo di auto distensione mente-corpo che può essere di sostegno in momenti di difficoltà. È di particolare aiuto in situazioni di ansia e stress nelle quali avvengono molte attivazioni a livello fisico ed emotivo…ciò significa che chiunque lo impari poi lo potrà gestire in maniera autonoma in praticamente qualsiasi situazione e luogo.
Ciò conferisce a colui o colei che lo apprende l’opportunità di avere un “asso nella manica” da utilizzare in estrema autonomia senza il bisogno di aiuto da parte di altre persone. Per apprendere ed utilizzare la tecnica del training autogeno ci vogliono di- versi mesi ed è necessario inoltre mantenere fresca la tecnica nel corso del tempo una volta terminano il training di base.Questo metodo, che non è il solo utilizzato, è stato introdotto per la prima volta negli anni trenta da Johannes Heinrich Schultz, psichiatra tedesco, e risulta essere il cugino delle ben più note meditazione ed ipnosi.
LE APPLICAZIONI DEL TRAINING AUTOGENO
Il training autogeno è risultato essere uno stru- mento estremamente versatile ed utile in molteplici situazioni problematiche. In particolare è di aiuto in situazioni di ansia e stress nelle quali avvengono molte attivazioni a livello fisico ed emotivo.
La finalità degli esercizi è quella di riuscire ad esercitare una maggiore controllo per prevenire l’acutizzarsi di questo tipo di reazioni che possono, se non controllate, sfociare in attacchi di panico con le relative conseguenze.Il training autogeno è inoltre indicato per problematiche legate all’insonnia e in tutte quelle manifestazioni dolorose acute quali l’emicrania dove l’aspetto psicosomatico risulta estremamente rilevante.Altro ambito di applicazione del training autogeno è il settore sportivo, questa tecnica viene infatti utilizzata per stimolare e facilitare la concentrazione alla vigilia dei importanti eventi sportivi.
Risulta inoltre molto utile in casi di fobie specifiche come ad esempio la paura di volare ed è inoltre consigliato in casi di somatizzazioni quali disturbi gastrointestinali, disturbi della pelle e disturbi sessuali. Pur essendo estremamente versa- tile il training autogeno non è adatto a tutti, è infatti fortemente sconsigliato nelle patologie depressive e psicotiche. Un occhio di riguardo va dato nella pra- tica alle donne in stato di gravidanza che possono comunque avvicinarsi alla tecnica con alcune do- vute accortezze, è infatti necessario apporre alcune modifiche nell’esecuzione dell’esercizio del calore e della pesantezza a causa della presenza di eventuali cambiamenti nel sistema circolatorio. La pratica del training autogeno è inoltre controindicata per per- sone in fasi acute di cardiopatie, soprattutto in soggetti che hanno riportato infarti negli ultimi sei mesi.
La prat ica del training autogeno necessità di abiti comodi e di un luogo preferibilmente protetto da rumori e luci intense. Gli esercizi si possono attuare in tre posizioni, la posizione sdraiata, la posizione seduta e la posizione del cocchiere. In genere la po- sizione privilegiata nella fase di apprendimento è quella distesa. Il soggetto deve sentirsi comodo e a proprio agio.
Il primo passaggio è l’acquisizione della respirazio- ne che generalmente è una respirazione diafram- matica e profonda che ossigenando i tessuti induce un primo stato di rilassamento psicofisiologico. Seguono poi gli esercizi di base chiamati: esercizio della calma, esercizio della pesantezza ed esercizio del calore. L’acquisizione e la padronanza di que- sti tre esercizi in aggiunta alla respirazione sono da considerarsi gli elementi base per la pratica del training.
A questi tre esercizi ne seguono altri tre che sono secondari ed aiutano a stabilizzare le sensazioni positive provocate dagli esercizi svolti precedente- mente: l’esercizio della fronte fresca, l’esercizio del cuore e l’esercizio del plesso solare.
Al termine della sessione di training autogeno è inoltre buona prassi praticare degli esercizi di risveglio e recupero delle normali funzioni vitali, è con- sigliabile consentire a ciascun soggetto di prendersi il tempo necessario per quest’ultima fase. Generalmente al termine di ciascuna sessione, svolta in sede di training o svolta a casa come esercitazione viene chiesto ai partecipanti un breve feedback riguardo all’esperienza appena conclusasi nella quali generalmente si approfondiscono le sensazioni fisiche e psichiche provate durante gli esercizi.
Per concludere questo metodo risulta essere efficace per la maggior parte delle persone e una volta applicato può essere interiorizzato come un utile
e sempre disponibile strumento per far fronte ad alcune piccole o grandi difficoltà della vita quotidiana!